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COMUNICATO STAMPA: Esiti XXII Congresso Nazionale di Api-Colf “Un nuovo modello di immigrazione per la collaborazione familiare basato su lavoro, formazione e qualificazione”

COMUNICATO STAMPA

 “Un nuovo modello di immigrazione per la collaborazione familiare basato su lavoro, formazione e qualificazione”

Roma, 22 maggio 2023 – Sono state oltre 100 le persone, provenienti da diverse regioni italiane, dalla Lombardia alla Sicilia, che hanno partecipato al XXII Congresso Nazionale di Api-Colf, l’Associazione Professionale Italiana Assistenti Familiari, svoltosi ieri, 21 maggio 2023, a Roma, presso il Centro Congressi Villa Aurelia, via Leone XIII, 459 – Roma.

Obiettivo dell’incontro nazionale era formulare la proposta di un nuovo modello di immigrazione per il settore della collaborazione familiare, volto all’accoglienza e all’inserimento nella categoria delle collaboratrici e dei collaboratori familiari provenienti da altri Paesi, partendo da una necessaria revisione del sistema di ingresso che superi l’inadeguatezza dell’attuale legislazione.

La proposta di Api-Colf si basa sostanzialmente su tre punti: quote di ingresso riservate a colf e badanti; specifica formazione professionale conseguita già in Patria, prima dell’ingresso in Italia; regolarizzazione delle persone già presenti in Italia, a seguito di una verifica delle effettive competenze conseguite ed inserimento lavorativo.

Antonia Paoluzzi, presidente nazionale Api-Colf ha rivolto i saluti di apertura, ringraziando tutti i presenti, membri del consiglio e soci, ma anche consiglieri e lavoratrici e lavoratori provenienti dalle diverse sedi provinciali di Api-Colf. Ha poi introdotto don Francesco Poli, consulente ecclesiastico nazionale Api-Colf, che ha coordinato un momento di preghiera iniziale.

I saluti istituzionali

I primi saluti sono stati quelli di S.E.R. Cardinal Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana,  che, tramite un video messaggio, ha sottolineato l’importanza del lavoro domestico e la necessità che le figure che vi si dedicano siano formate e qualificate, a tutela delle persone che aiutano, ma anche dei loro stessi diritti.

Guardando al futuro avremo sempre più bisogno di collaboratori familiari – ha detto il Cardinale – abbiamo tanti anziani che speriamo possano restare a casa, ma che hanno bisogno di qualcuno che li aiuti, quindi quello di Api-Colf non è un servizio che guarda non al passato ma al futuro. L’augurio è che la vostra Associazione lo possa fare sempre unendo tanta professionalità e umanità. Sono le indicazioni di nostro Signore – continua Zuppi – che ci chiede di essere attentissimi umanamente agli altri e proprio per questo di saper compiere con tutta la capacità e la professionalità questo importantissimo servizio”.

Anche il Ministro per la Famiglia, Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella, ha voluto mandare i suoi saluti tramite una nota scritta nella quale sottolinea l’importanza degli assistenti familiari addetti alla cura delle persone e della casa che, con il loro lavoro, supportano una forma di welfare e di sostegno per le famiglie, spesso indispensabile, soprattutto nello scenario odierno in cui si è smagliata quella rete parentale che in passato era il punto di riferimento e la soluzione di tante situazioni difficili all’interno dei nuclei familiari.

Per la giornata di oggi avete posto la vostra attenzione su un tema specifico ‘Un nuovo modello di immigrazione per la collaborazione familiare– scrive la Roccella –  si tratta di una proposta che promette di essere estremamente interessante, non solamente perché va a contribuire all’immigrazione legale, ma perché al tempo stesso sostiene in modo robusto le famiglie, favorisce la piena integrazione degli immigrati nel tessuto della nostra società, inserendoli concretamente nella vita quotidiana di tanti di noi. Un vero impegno, il vostro, a servizio integrale della persona e della famiglia.

La Tavola Rotonda

I lavori, introdotti dall’avvocato Emanuele Montemarano, legale di Api-Colf nazionale, presidente dell’Organismo di vigilanza Accredia, di UNI e presidente della Fondazione Padre Erminio Crippa, sono iniziati presentando tutte le persone invitate ad intervenire: Gianni Rosas, direttore dell’Ufficio ILO, Organizzazione Internazionale del Lavoro, Antonio Ricci, vicepresidente Centro Studi e Ricerche IDOS, Lorenzo Gasparrini, presidente Ebincolf e Segretario Generale di DOMINA – Associazione Nazionale Famiglie Datori di lavoro ed Eleonora Camilli, giornalista del Redattore sociale. Si è iniziato quindi con l’intervento di Antonia Paoluzzi.

Un nuovo specifico modello di immigrazione per la collaborazione familiare

La relazione della presidente di Api-Colf nazionale è cominciata ricordando l’impegno multiculturale di quasi 50 anni da parte dell’Associazione. Dopo un pensiero per le persone colpite dai tristi eventi degli ultimi mesi, da febbraio ai giorni scorsi, la Paoluzzi ha presentato la proposta di Api-Colf nazionale: un nuovo specifico modello di immigrazione per la collaborazione familiare, che passi per una revisione del sistema di ingresso.

Il fine  che si intende perseguire è proporre un modello di immigrazione per la collaborazione familiare che alimenti gli attraversamenti legali e marginalizzi quelli illegali, tendendo comunque a far rientrare il soggiorno nell’alveo della legalità affinché, seppure nell’ambito delle situazioni di estremo disagio, che inducono ad abbandonare la propria terra e, spesso, la propria famiglia, l’impegno nella collaborazione familiare si traduca in una scelta consapevole o, quanto meno, in una convinta adesione e non costituisca un ripiego” – queste le parole usate per descrivere la progettualità operativa che si vorrebbe suggerire. “Solo se diventa ‘vocazionale’, infatti, questa scelta può costituire una fonte di benessere per le persone che assistono e per le persone assistite, le quali, al contrario che in altri pur degnissimi lavori, sono, appunto, persone e non cose” – continua la presidente nazionale.

L’inserimento lavorativo delle persone immigrate rappresenta una grande risorsa per il nostro Paese, perché sopperisce a due carenze strutturali italiane: il processo di invecchiamento della popolazione e le politiche di welfare attualmente inadeguate ad affrontare le sfide della crescita della non autosufficienza, questo un altro dei punti nodali della relazione.

Lavoro qualificato

L’informazione e la formazione sulle aspettative che nella collaborazione familiare ripongono le famiglie, ma anche sui diritti e sui doveri di cui diventa titolare chi vive e lavora nel cuore delle nostre famiglie, è importante per il benessere sia delle famiglie che delle persone immigrate, questo il pensiero di Api-Colf che, per dare concretezza alle proposte, parla anche di accordi bilaterali con le autorità dei paesi di provenienza degli immigrati e di concessione di permessi temporanei di soggiorno per motivi di lavoro a coloro che frequentano i corsi di formazione certificati.

Montemarano si ricollega al discorso sulla formazione sottolineando che nella Legge delega si parla di percorsi professionali e di certificazione delle competenze. Inoltre, ricorda che Api-Colf, istituita nel 1971, è il Movimento Sociale Cristiano dei Collaboratori Familiari che promuove la professionalizzazione del lavoro al servizio della persona e vuole sviluppare i valori di umanità, di qualificazione e di responsabilità di questo servizio, ispirato alla libertà e alla dignità. Riepiloga poi i punti del decalogo degli obiettivi perseguiti dall’Associazione (nel sito “Api-Colf si attiva ogni giorno”), sottolineando come l’impegno sia rivolto in tre direzioni: all’interno della realtà del lavoro domestico, nel confronto con gli attori istituzionali e in rapporto dialogico con le associazioni datoriali.

Quello di oggi è un Congresso politico – dichiara l’avvocato Montemarano – perché i temi trattati sono oggetto delle agende politiche di tutti i governi, di quello presente e dei passati, i bisogni di cui parliamo sono sentiti da tutti, aspettiamo le risposte delle istituzioni con le quali siamo disponibili a confrontarci”.

Facendo poi menzione dell’enciclica “Rerum novarum” di Leone XIII sottolinea come la questione lavoro domestico debba evitare di scatenare una guerra tra poveri, la soluzione risiede nell’efficace cooperazione tra gli attori politici e sociali.

Passa quindi la parola ad Antonio Ricci, chiedendogli di fornire alcune informazioni significative per comprendere la situazione attuale e gli scenari che si aprono davanti a noi rispetto alle questioni immigrazione e lavoro domestico.

I dati dell’immigrazione in Italia

Le statistiche sono dati empirici che rappresentano le persone – osserva Ricci – anche se spesso si preferisce ignorare i numeri reali per parlare della questione immigrazione strumentalizzandola”.

Gli immigrati presenti in Italia sono 5 milioni, da 5 anni rappresentano una presenza stabile, vengono da 198 paesi del mondo, portano un patrimonio culturale ricco e variegato, anche se, 1 su 2 arrivano da paesi Europei. Le donne sono il 51,2 % e la loro età media è intorno ai 35 anni, quindi in media gli stranieri residenti in Italia sono più giovani degli italiani. L’Italia è diventata un paese di immigrazione dal 1973, eppure i diversi governi succedutisi hanno dimostrato di non essere in grado di affrontare i flussi migratori negli anni.

L’articolo 10 della Costituzione italiana non viene rispettato, tutti i governi non lo hanno fatto.

Per i lavori di cura e la collaborazione domestica e familiare è difficile uscire dalla segregazione professionale.

Durante la pandemia a perdere il lavoro sono state in prevalenza donne e stranieri.

Nel nostro Paese c’è un deficit di programmazione, le istruzioni non hanno uno strumento per identificare il fabbisogno: nelle indagini Excelsior le famiglie non sono intervistate.

Il problema dell’invecchiamento di colf e badanti è evidente, si tratta di un lavoro logorante, tuttavia molte persone arrivano all’età di pensionamento spesso senza un riconoscimento contributivo, chi rimane può sperare solo in una pensione sociale.

Il ruolo della comunicazione nelle narrazioni sui migranti

L’anno scorso, a 20 anni dalla Legge Bossi-Fini il Redattore sociale ha fatto un’analisi della norma dalla quale in sintesi è emerso che nonostante questa si sia rilevata nel corso degli anni sempre inefficace, nei fatti, nessun governo è intervenuto per apportare delle modifiche.

Il racconto della migrazione è un tema spesso polarizzato – dichiara la Camilli – siamo schiacciati tra una narrazione criminalizzante e una paternalistica, che non è meno pericolosa”.

Per poter ribaltare questa comunicazione bisogna passare dall’essere oggetto a soggetto della narrazione, raccontando le storie delle persone che fanno questo lavoro, raccontando la professione, sottolineando anche gli aspetti che determinano il lavoro femminile, che, secondo le statistiche, uniscono alla professionalità l’inclinazione naturale alla cura.

Italia esempio virtuoso nel riconoscimento del contributo dei lavoratori domestici all’economia mondiale

Su sollecitazione di Montemarano, che chiede al direttore ILO se l’Italia, rispetto al trattamento normativo dei lavoratori domestici, possa dirsi pienamente conforme ai criteri fissati dalla Convenzione internazionale,  Rosas restituisce un’immagine positiva del nostro Paese, tra i primi a ratificare la Convenzione 189 sul  lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici, entrata in vigore nel 2013. Eppure, nel settore della collaborazione domestica, l’Italia rimane indietro rispetto ad una serie di regimi speciali, come il congedo di maternità, che non può essere protratto oltre i 5 mesi e la disciplina generale sui licenziamenti.

La proposta Di Api-Colf della formazione nei Paesi di provenienza è molto interessante – dichiara Rosasma i rappresentanti delle parti sociali dovrebbero collaborare nelle attività di collocamento, bisogna studiare una forma di collaborazione che combini accordi bilaterali e interventi da parte dei rappresentanti delle parti sociali.

L’importanza della formazione

Montemarano cede quindi la parola a Gasparrini, presente nella doppia veste di presidente di Ebincolf, ente bilaterale nazionale che promuove iniziative di formazione e qualificazione professionale e segretario generale di DOMINA – Associazione Nazionale Famiglie Datori di lavoro.

“I decreti flussi non danno una giusta risposta – interviene Gasparrini – le parti sociali sono state visionarie quando quasi 5 anni fa hanno agito in concertazione per la formulazione di una proposta che ha costituito la norma UNI 11766:2019, che definisce i requisiti per i profili di colf generico-polifunzionale, baby-sitter e badante. Ad oggi abbiamo una macchina da corsa che può fare molto, ora dobbiamo capire come valorizzare questa esperienza, collaborando con gli attori istituzionali per la formulazione di proposte operative. La norma del decreto anziani parla di formazione ora dobbiamo assumere come Ebincolf il ruolo di intermediari con le autorità istituzionali” – conclude Gasparrini.

Le istanze sulle quali chiediamo al Governo di lavorare con priorità sono: una nuova fiscalità  che possa dare alle famiglie la possibilità di regolarizzare i collaboratori e le collaboratrici familiari e domestiche ed il riconoscimento del lavoro domestico come professione.

I lavori del Congresso si concludono con le parole di ringraziamento della presidente Api-Colf Paoluzzi che, rispetto all’impegno programmatico dell’Associazione nazionale per i prossimi mesi ribadisce: “lavoreremo per dare visibilità ai contenuti emersi da questo Congresso: un nuovo modello di immigrazione per la collaborazione familiare basato su lavoro, formazione e qualificazione, in funzione dell’esperienza cinquantennale che racconta l’impegno e la competenza di Api-Colf sul tema del lavoro domestico”.

Api-Colf è l’Associazione Professionale Italiana dei Collaboratori Familiari che rappresenta gli assistenti familiari addetti alla cura delle persone e della casa. Istituita nel 1971, è il Movimento Sociale Cristiano dei Collaboratori Familiari che promuove la professionalizzazione del lavoro al servizio della persona e vuole sviluppare i valori di umanità, di qualificazione e di responsabilità di questo servizio, ispirato alla libertà e alla dignità.

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